Un’assemblea poco banale

Un mese fa, il giorno dell’assemblea d’istituto di aprile, per molti di noi può essersi rivelato un trauma doversi recare al cinema, al posto di percorrere la ben nota discesa verso il nostro edificio scolastico, in occasione dell’ultima assemblea d’istituto. Tuttavia la grande affluenza testimonia che nonostante l’esigua quota di quattro euro da versare per partecipare, questa modalità di assemblea ha riscosso parecchio successo.


Vedere un film solo brevemente introdotto può infatti far nascere discussioni su temi già difficili da esaminare per la maggior parte del pubblico, ma ancora di più se si tenta di decontestualizzare. Nel caso del film relativo ad Hannah Arendt il dibattito non era volto ad aderire esclusivamente all’aspetto storico del tema (anche perché avrebbe significato escludere molti studenti non ancora padroni della tematica) ma anche e soprattutto ad incentivare riflessioni di più ampio respiro, partendo dalla comprensione dell’ideologia del personaggio strettamente interessato. Essendo gli ambiti della discussione piuttosto eterogenei, ogni sala ha sviluppato una discussione singolare, incentrata su aspetti diversi della stessa questione, spaziando e facendo riferimento ad esempi rintracciabili nella quotidianità. Come coloro i quali hanno assistito al film sapranno, la pellicola è una biografia della filosofa, giornalista e scrittrice di origine ebrea Hannah Arendt, che si concentra sul processo di Gerusalemme, durante il quale fu sancita la colpevolezza di Otto Adolf Eichmann, in quanto fautore di crimini contro l’umanità. Eichmann fu un burocrate che nella Germania nazista assunse la funzione di amministratore dello smistamento ferroviario degli ebrei nei vari campi di concentramento. Avendo assistito come inviata del New Yorker a questo processo la Arendt scrisse il saggio “La banalità del male”, le cui tesi sono fedelmente riportate nel film tramite espedienti quali la sua difesa rispetto all’accusa di andare contro il suo stesso popolo. Nel libro viene infatti sottolineata la complicità dei capi ebraici nei confronti delle autorità naziste (hanno infatti consegnato loro liste con tutti i nomi dei fedeli), che ha inevitabilmente portato ad un incremento delle vittime dello sterminio. Altra questione che sollevò molte polemiche e che consiste forse nel concetto di maggiore rilievo del libro è quella testimoniata dalla figura di Eichmann. Sin dall’ingresso nel tribunale, egli viene descritto come un uomo all’apparenza normale, ordinario, che dimostrava numerose debolezze; durante le perizie psicologiche cui fu sottoposto nel corso del processo, non si delineò alcuna patologia o disturbo nella sua personalità e nel suo aspetto (inoltre in aggiunta alla descrizione della Arendt, nel film vengono riportate le immagini ufficiali del processo che testimoniano la “normalità” o “banalità” dell’uomo). Persino nel dibattito che abbiamo portato avanti è emerso che molti di noi si aspettavano questa figura come evidentemente problematica, e siamo rimasti abbastanza stupiti dall’ingresso nel tribunale di un uomo non troppo alto, munito di occhiali e persino raffreddato. Prendendo come spunto di riflessione questo personaggio, abbiamo ripercorso le teorie dell’inviata, secondo la quale il male sarebbe dato dall’interruzione del pensiero critico. Il dibattito si è acceso dal momento che i pareri erano contrastanti: il male può essere eluso dalla sola capacità di pensare? Questo e molti altri interrogativi ci hanno portati ad affrontare anche la tematica dei totalitarismi, della loro struttura e soprattutto dell’imposizione da parte di un sistema dell’annullamento della criticità dell’individuo. Di certo non si può dire che una discussione così ampia possa essere esaurita nell’arco temporale di una mattinata, ma trovo, comunque sia, un traguardo lodevole anche il semplice stimolo alla riflessione, all’informazione e, ovviamente, al documentarsi leggendo quanto più possibile. La modalità particolare con cui è stato organizzato questo dibattito, ha di certo favorito lo scambio di opinioni e contribuito ad aumentare il coinvolgimento, incentivando la partecipazione sfruttando l’interesse dimostrato per i film, dato soprattutto il loro arrivare in modo diretto al fruitore. Perciò sarebbe importante ripetere esperienze di questo tipo, ed in generale assemblee con ampia adesione da parte degli studenti, anche utilizzando spazi esterni alla nostra scuola, se in grado di contribuire alla riuscita finale della mattinata.

Giulia Grilli

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