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LA MUSICA SALVA

Di fronte alla scomparsa di certe personalità non si può che rimaner smarriti. Accade quando a spegnersi è una di quelle persone, rarissime, che durante la loro esistenza avevano illuminato la storia dell’umanità. Uno di questi fu sicuramente Claudio Abbado, scomparso lo scorso 20 gennaio. Umilissimo, riservato, è stato uno dei più illustri direttori d’orchestra al mondo, insignito di numerosissime onorificenze e riconoscimenti da parte di vari organismi e di diversi stati: debuttò con la New York Philarmonic e, da quel momento, la sua ascesa fu inarrestabile.
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Zu are coming back

Per chi non lo sapesse, gli Zu sono un gruppo musicale italiano attivo dal ‘97. Probabilmente non li avete mai ascoltati, quasi sicuramente non li avete mai neanche sentiti nominare, questo semplicemente perché sono una di quelle band che la nostra cara nazione ha l’onore di aver partorito ma che in un certo senso ha quasi ripudiato. Sì, visto che qui sono etichettati come musica “di nicchia”; mentre invece in tutto il resto del mondo suonano sempre di fronte ad un pubblico appassionato degno di essere definito tale.
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‘90s IN SEATTLE

Il Grunge non è un vero e proprio genere musicale, ma un movimento, una cultura, una moda. Emerso dalla scena underground della Seattle di fine anni ‘80 e inizio ‘90, ebbe un impatto enorme sulla musica, sui media e sui costumi del tempo. Avere vent’anni alla fine degli anni ‘80, citando un articolo di Gianluca Morozzi per Rolling Stone Italia, aveva un pro e un contro. Il contro è il doversi bere tutta la musica degli anni ’80 che, nonostante tutte le meravigliose canzoni che ci ha regalato, era composta (quella pop, quella che si sentiva nelle radio) da un’accozzaglia plasticosa di suoni artificiali, synth, dai primi scadenti beat elettronici e da tastiere a tracolla, salvo poche eccezioni. “Così arrivi a 20 anni col desiderio di squarciare a coltellate la tastiera a tracolla di Sandy Marton, e con il sogno di un suono nuovo che spazzi via tutta questa plastica”.

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L‘ITALIA CHE EMOZIONA: L‘EMO NOSTRANO

Premessa: se leggendo “emo” vi sono tornati in mente Tokio Hotel o gruppi simili siete fuori strada, quella è stata solamente una moda che si era impadronita di un nome che non gli apparteneva. Vediamo quindi di fare un po’ di chiarezza.
Siamo nel distretto di Washington e corre l’anno 1984. Zen Arcade, il disco cult degli Hüsker Dü è appena uscito e ha segnato un punto di rottura con il classico hardcore suonato fino a quel momento. Si vide quindi la nascita di molti nuovi modi di fare punk e uno di questi divenne quello che ad oggi è definito come “emotional hardcore”.

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