Un punto fisso nel mutamento

Le discipline umanistiche sono quelle discipline accademiche che studiano l’uomo e la condizione umana, utilizzando strumenti analitici, critici o speculativi, distinguendosi così dall’approccio principalmente empirico delle scienze umane e naturali. Nel loro complesso esse comprendono le discipline storiche, quelle speculative come la filosofia, la religione e il diritto, le discipline linguistiche come la filologia e la semiotica, e le varie discipline artistiche come la letteratura, le arti visive e le arti performative.

In accordo con quanto dice Martha C. Nussbaum nell’articolo ispirato al suo nuovo libro Non per profitto, le materie umanistiche sono essenziali alla formazione di un pensiero critico che tenda alla ricerca della verità e all’analisi dei fatti senza il condizionamento della massa, perché, come sosteneva anche Socrate, “una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”. In una democrazia viziata dalla retorica e diffidente verso il ragionamento, Socrate perse la vita proprio per la sua fedeltà all’ideale dell’interrogazione critica. Oggi il suo esempio è al centro della teoria e della pratica dell’insegnamento delle materie umanistiche nella tradizione occidentale, discipline che stanno vivendo una fase critica all’interno dei sistemi scolastici, poiché il moderno imperativo della crescita economica e tecnologica ha spinto la maggior parte dei governi a riorientare il loro atteggiamento e quindi il loro sostegno nei confronti di certe specializzazioni universitarie in termini di promozione e ricerca. Gli studi umanistici e artistici stanno subendo pesanti tagli sia nell’istruzione primaria e secondaria che in quella universitaria. In un momento in cui gli stati (e l’Italia è l’esempio europeo più vistoso) devono eliminare il superfluo, le lettere e le arti si vanno rapidamente riducendo dai programmi di studio, così come le iscrizioni in quelle scuole più orientate verso queste discipline, perché si preferisce inseguire la prospettiva, purtroppo effimera, di un lavoro a breve termine garantito da conoscenze pratiche adatte a questo scopo, facendo scivolare in secondo piano gli aspetti umanistici rivolti di più alla formazione dell’individuo. La domanda che sorge ora è questa: ha più importanza la formazione lavorativa o la formazione del cittadino?
Prima di affrontare questa domanda però, è necessario sottolineare la differenza fra educazione e istruzione, entrambe componenti fondamentali del processo attraverso il quale si sviluppa la personalità dell’individuo. Grazie all’educazione l’individuo acquisisce il senso della morale e delle proprie tradizioni culturali. Invece l’istruzione è l’opera che si compie in modo sistematico nella scuola media e superiore: il compito principale di una scuola è quello di istruire i giovani in modo da permetter loro un ingresso facilitato nel mondo del lavoro, tenendo presente che la conoscenza non è garanzia di buona condotta, ma l’ignoranza garantisce una condotta cattiva. Se anche negli affari, una buona cultura stimola l’immaginazione, la quale deve molto alla letteratura e alle arti visive in generale, le discipline umanistiche non potranno mai venire surclassate del tutto poiché le persone hanno bisogno di avere delle prospettive che solo la comprensione critica permette. La musica, la danza, il disegno, il teatro, il cinema… sono le strade maestre non solo della comunicazione ma anche di un modo più complesso di rapportarsi alla realtà, e i soggetti che possiedono capacità artistiche e letterarie dovranno battersi sempre per la continuazione delle discipline umanistiche. Oggi più che mai c’è bisogno di cittadini a piena titolo in grado di pensare da soli e mettere in discussione il “pensiero unico”, e non di “macchine” docili, utili e tecnicamente qualificate, ma di menti flessibili dotate di spirito critico, che soltanto le discipline umanistiche possono così bene radicare all’interno di ciascuno di noi, dotandoci della consapevolezza adeguata per affrontare la realtà sociale di cui facciamo parte.

Beatrice Bartolomei, Lucrezia Berellini, Edoardo Palumbo e Davide Zucchini IV F

Beatrice Bartolomei

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