Pace e Putin vanno d’accordo?

Dal 1901 al 2013 sono stati assegnati a diverse persone e associazioni quasi un centinaio di premi nobel per la pace saltando gli anni in cui il mondo era scenario di guerra (guerre mondiali, guerra in Vietnam) o in periodi di forte tensione (guerra fredda).
Tra queste figure spiccano uomini politici, letterati, pacifisti e associazioni che da sempre lottano per la sanità e i diritti umani.


Ciò che quest’anno nelle candidature ha destato maggiore disapprovazione è stata la nomination di Vladimir Putin, presidente russo, giustificata dall’impegno per evitare la guerra in Siria.
Non è certo una novità che l’assegnazione del premio nobel per la pace desti polemiche, nella maggior parte delle volte fondate, già in passato sono state avanzate critiche sia ai vincitori sia ai candidati.
Le controversie avevano raggiunto il culmine con la candidatura di Benito Mussolini nel 1935, di Adolf Hitler nel 1939 e di Joseph Stalin nel 1945 e nel 1948; palesi artefici di pure carneficine che con la pace hanno avuto ben poco a che fare.
Non si voglia in questo modo associare il nome di Putin a quelli sopracitati ma la mia opinione personale parte dal prendere atto delle azioni complessive del presidente. Non trovo alquanto appropriato attribuire questo premio ad una figura che tanto si è impegnata nel denigrare i diritti degli omosessuali, dei transgender, che ha rischiato di dar inizio ad una guerra nell’Europa dell’est e che è stata soggetto di scandalo con il caso Politkovskaja, mezzo di accusa di lesione del diritto di parola e di stampa.
É nota la dura repressione messa in piedi contro le persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender) che ha messo in movimento diverse associazioni soprattutto durante le olimpiadi invernali di quest’anno. Un fatto, questo, che alla luce del 2014 si dimostra offensivo difronte alla considerazione della Russia come uno dei Paesi più influenti del mondo.
Sono state invece meno diffuse le notizie relative al caso Anna Politkovskaja, una giornalista ucraina uccisa dopo aver scritto un libro che riportava senza mezzi termini i lati più controversi dell’influenza della Russia postsovietica sul suo paese.
Possiate quindi lasciarmi passare la perplessità nel leggere fra i candidati un personaggio con questo retroscena.
Vorrei infine fare una riflessione sul fatto che, seppure si sia candidato ben 5 volte, Mahatma Gandhi, uno dei maggior pacifisti del XX secolo, non abbia mai vinto il premio nobel per la pace ma ha comunque continuato a lottare per la sua amata India anche senza alcun tipo di riconoscimento internazionale.
Ci sono inoltre, tuttora, innumerevoli personalità, tra cui secondo me spicca l’italiano Gino Strada, presidente dell’associazione Emercency, che non sono state ancora nemmeno candidate a questo premio e continuano ad essere un esempio per tutti. Mi chiedo quindi come sia possibile che fra i candidati al premio nobel per la pace ci siano persone come Putin, politico senza pudore, e non ci siano persone come Strada, chirurgo senza frontiere.

Spero solo che si rafforzi la convinzione,
in coloro che decideranno di leggere
queste pagine, che le guerre, tutte le guerre sono un orrore. E che non ci si può voltare dall’altra parte, per non vedere le facce di quanti soffrono in silenzio.

Gino Strada, Pappagalli verdi

Angela De Nicola

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