Libera informazione

Dovendo scrivere un articolo d’attualità, la domanda che prima di tutto mi si è proposta davanti agli occhi è: di che cosa si parla in questo periodo? E proprio da questo così semplice quisito è partita la mia riflessione. Gli argomenti di cronaca vanno ormai a compartimenti stagni: un mese si parla di immigrazione, un mese di terrorismo, un altro di violenze territoriali.

L’informazione appare, quindi, canalizzata secondo precise utilità politiche, ma questo non sembra essere un argomento di grande importanza. L’informazione mediatica tiene in pugno la nostra opinione senza che noi ce ne accorgiamo e senza che se ne rilevi l’ingiustizia. L’opera dei Mass Media si immerge nella nostra quotidianità, compromettendo i nostri atteggiamenti e facendoci volgere lo sguardo colpevolizzante
nella direzione che essi ci propongono come giusta. In base a quale sia il topos informativo del periodo, i cittadini delle “retrovie” canalizzano il loro malessere. Se quindi la disoccupazione irrompe nel nostro contesto lavorativo, sarà sicuramente colpa “degli immigrati che vengono qua a rubarci il lavoro”; e se quindi la piccola criminalità
invade le nostre strade, il colpevole sarà sempre e solo “il marocchino che vive dietro l’angolo”. Con questa presa di posizione incosciente, il cittadino medio è portato a schierarsi a favore dei “grandi”, che tendono a mostrare come vanno le cose senza minimamente analizzare le questioni in modo oggettivo e contestualizzarle opportunamente. Siamo ormai schiavi di una manipolazione, invisibile quanto premurosa,
della percezione della realtà. Siamo portati a puntare il dito contro chi sta messo peggio di noi, anteponendo le ingiustizie di questo tipo agli abusi di potere dei “piani alti”, ignorandone l’esistenza o giustificandole con luoghi comuni (“non può
andare altrimenti”, “loro hanno il potere”…). Il potente, a quanto pare inattaccabile, tende quindi a mostrarti la realtà in maniera a lui conveniente. Questa riflessione può sembrare fine a se stessa, ed in parte lo è, ma, forse, se noi tutti riuscissimo in modo attento ad informarci approfonditamente e senza gettarci in condizionamenti ovvi, molte
delle nostre opinioni sarebbero più sentite e, magari, non si cercherebbe di addossare le colpe sempre al più debole. L’informazione mediatica la edificano i potenti, la formazione personale la costruiamo noi.

Angela De Nicola

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