Che cosa sta succedendo in Ucraina?

Barricate, molotov, feriti, manifestazioni, Unione Europea, Vitali Klitschko…
Queste parole ronzano nei telegiornali e su internet da ormai molto tempo; infatti da più di due mesi nelle piazze di Kiev, Leopoli e Odessa si consuma una vera e propria guerra civile. È la più grande manifestazione in Ucraina dai tempi della Rivoluzione Arancione del 2004.
Ma facciamo un piccolo passo indietro, all’inizio di tutto questo, quando venerdì 22 novembre 2013 l’attuale presidente ucraino Myoka Azarov ha rinunciato all’accordo di associazione proposto dall’Unione Europea con lo scopo di risanare e rilanciare il Paese evitando un fatidico crack economico, ma che avrebbe allontanato l’ex repubblica sovietica dall’influenza russa.
Il 30 novembre forze dell’ordine e manifestanti si scontrano per la prima volta. La polizia arresta 35 persone. Le immagini dei dimostranti feriti e delle violenze impazzano sul web e sono su tutti i telegiornali, incendiando ancor di più gli animi dei manifestanti.
Il giorno dopo, il 1 dicembre, 300mila persone scendono in strada chiedendo l’entrata del loro Paese nell’Unione Europea.
Il 17 dicembre, Russia e Ucraina annunciano un accordo per cui il Cremlino investirà 15 miliardi di dollari in titoli di stato ucraini, ma l’annuncio non calma le folle e le repressioni si fanno sempre più pesanti tanto che il 25 dicembre la reporter Tetyana Chornovol viene brutalmente pestata.

Il governo inizia una violenta politica di repressione approvando leggi contro la libera associazione, così dalla moltitudine radunata in piazza emerge un vero e proprio leader che riesce a unire moltissimi cittadini sotto una sola bandiera: Vitali Klitschko, uno dei più grandi boxeur degli ultimi anni e detentore di molti titoli di Wbc, che lotta per le dimissioni dell’attuale premier e il ritorno ad una politica europeista.
A prima vista questo sembra un grande tumulto per entrare in Europa. Un tumulto che ci sorprende e ci lascia stupiti, possibile che l’Unione Europea tanto avversata da sempre più persone nel nostro Paese sia ancora un sogno per cui qualcuno sia disposto a lottare così duramente?

Vito Saccomandi

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