Propositi di inizio anno

capitalismodemmerdacapitalismommerda2La fine delle feste è arrivata, il Natale è passato, mostrando ancora una volta il suo lato più
commerciale e la potenza del consumismo. La filosofia dell’usa e getta, parte fondante della nostra cultura: produrre rifiuti solo per il desidero di consumare più
di quel che è necessario rispetto ai nostri reali bisogni. Siamo sommersi da rifiuti di ogni genere, la logica della cultura dello scarto che colpisce sia le cose sia
gli ultimi, che presto si trasformano in spazzatura.

Gli ultimi, le persone che vivono lontano
dai palazzi del potere, dalle luci scintillanti dei centri commerciali,
dimenticati dai benpensanti. L’inquinamento di risorse fondamentali come l’acqua, lo
spreco di un terzo del cibo prodotto, lo sfruttamento delle risorse ittiche e dei territori agricoli, l’estinzione di molte specie viventi, sono tutte figlie di questa mentalità. Questa logica perversa che si riversa anche sulle persone in difficoltà, che porta alla distruzione di rapporti duraturi, che ci porta ad fermarci sempre in superficie senza mai avere il coraggio di scendere in profondità. Un atteggiamento strumentale che riduce tutto a materia
manipolabile o merce e genera delle esistenze di scarto. Il degrado ambientale si rispecchia col degrado umano ed etico che ci circonda. Un livello di competitività che aumenta sempre più e non conosce limiti: domina la legge del più forte, fa notizia il calo della borsa ma non la morte di una persona. La cultura che scarta rifiuti e genera rifiuti umani, elimina il cibo e spreca le risorse, ed utilizza le persone come strumenti del desiderio individuale. Nel nostro delirio natalizio, prendiamoci qualche momento per riflettere su quanto stiamo lasciando nel mondo, su quanto lasceremo a chi
verrà dopo di noi. Troppo spesso davanti a grandi problemi ci tiriamo indietro – scoraggiati, impauriti – senza pensare che il cambiamento può partire da noi. Se a 17 anni non si
tenta di cambiare le cose, di lottare contro il sistema, qualcosa sta andando male eppure sembra che nessuno se ne renda conto. Abbandoniamo l’indifferenza, il peso morto della
storia e forse anche delle nostre vite, riprendiamoci il nostro futuro. “Credo che vivere voglia dire essere partigiani”

Vito Saccomandi

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