Sull’orlo di una terza intifada

7 Ottobre: 18enne ucciso da un proiettile di gomma nei pressi di Betlemme, a Kyriat Gat un uomo accoltella un soldato israeliano e viene ucciso. 11 Ottobre: 13enne palestinese ucciso da un proiettile di gomma sparato da militari israeliani vicino Ramallah,
poche ore dopo quattro israeliani accoltellati nei pressi di Tel Aviv.

13 Ottobre: nella giornata della rabbia dei Palestinesi 20 feriti e tre morti a Gerusalemme, in un attacco di stampo terroristico. Potrei continuare a lungo, nell’elencare la
lunghissima lista di morti e feriti della Striscia di Gaza nelle ultime due settimane. Siamo sull’orlo di una nuova Intifada, un’esplosione di violenza nata dal rancore della nuova generazione di palestinesi che non tollera più i fallimenti dell’attuale classe politica e dirigenziale. Dopo gli scontri degli ultimi giorni, la Cisgiordania ribolle e la Striscia di Gaza è
in fermento: dall’1 Ottobre ad oggi gli scontri hanno causato la morte di 9 persone ed il ferimento di almeno altre novanta. Capire il possibile scenario della situazione palestinese è diventato complesso e non è possibile dare una risposta inequivocabile. Possiamo però affermare con certezza che l’ennesimo scontro armato sarebbe un disastro per entrambi i
popoli, e gli attuali governanti, Netanyahu in primis, ne sarebbero i principali responsabili. A dieci anni dalla fine della seconda Intifada, nulla è stato fatto per favorire la creazione di due stati, pur continuando a sostenerla a parole. La minaccia di una terza Intifada non sarà certamente scongiurata con azioni di repressione violenta o insediamenti non autorizzati, tutte misure chieste dalla destra israeliana, ma, come ci insegna la storia, soltanto un’azione diplomatica può risolvere la situazione

Vito Saccomandi

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