‘90s IN SEATTLE

Il Grunge non è un vero e proprio genere musicale, ma un movimento, una cultura, una moda. Emerso dalla scena underground della Seattle di fine anni ‘80 e inizio ‘90, ebbe un impatto enorme sulla musica, sui media e sui costumi del tempo. Avere vent’anni alla fine degli anni ‘80, citando un articolo di Gianluca Morozzi per Rolling Stone Italia, aveva un pro e un contro. Il contro è il doversi bere tutta la musica degli anni ’80 che, nonostante tutte le meravigliose canzoni che ci ha regalato, era composta (quella pop, quella che si sentiva nelle radio) da un’accozzaglia plasticosa di suoni artificiali, synth, dai primi scadenti beat elettronici e da tastiere a tracolla, salvo poche eccezioni. “Così arrivi a 20 anni col desiderio di squarciare a coltellate la tastiera a tracolla di Sandy Marton, e con il sogno di un suono nuovo che spazzi via tutta questa plastica”.


Ancora quei ventenni non lo sapevano, ma quel suono ribolliva nel prolifico calderone musicale della piovosa Seattle, in qualche buio Pub dove suonavano per la prima volta band come i Green River (poi Mother Love Bone e poi Pearl Jam), Soundgarden, Screaming Trees e gli ancora sconosciuti Nirvana.
Non ci volle molto che i nomi di queste band iniziarono ad essere sulla bocca di rockettari anche al di fuori di Seattle. Probabilmente, se non fosse stato per la morte per overdose di Andy Wood, carismatico leader dei nuovi Mother Love Bone, il Grunge sarebbe esploso qualche anno prima. Nonostante la perdita, i membri della band andarono avanti e reclutarono Eddie Vedder, timido ragazzo appena arrivato a Seattle, per formare i Pearl Jam. Intanto uscivano sul mercato due dischi: Badmotorfinger, capolavoro dei Soundgarden, dalle sonorità grezze e oscure guidate dalla voce potente e graffiante di Chris Cornell, e Nevermind, dei Nirvana, responsabile dell’impatto del Grunge nel mainstream. Trainato dalla forza del singolo Smells Like Teen Spirit, questo gruppo diventò in pochissimo tempo la più grande band d’America. E solo un anno dopo, ecco arrivare Ten, debutto capolavoro dei Pearl Jam, e Dirt degli Alice in Chains, caratterizzato da temi introspettivi e delicati, affrontati con la forza delle chitarre distorte di Jerry Cantrell e dalle armonie vocali del compianto Layne Staley. Insieme alla grande musica però, arrivò lo sfruttamento dei media. La risposta alla domanda “Cosa vogliono i giovani? Cosa possiamo vendergli?” arrivò nel ‘91, con Nevermind. I media capirono. I giovani volevano i Nirvana. Così sorsero negozi di “abbigliamento Grunge”, con camicione di flanella e jeans rotti, Mtv guadagnava grazie alla loro musica e si vendevano milioni di dischi. Nel ‘93, solo un anno dopo Ten, i Pearl Jam pubblicavano Vs, secondo album del gruppo. Non ebbe lo stesso successo commerciale di Ten ma fu un disco dalle sonorità più “arrabbiate”, più animalesche. Nonostante il rifiuto di essere intervistato, poco tempo dopo Eddie Vedder finì sulla copertina di Time Magazine, con suo grande disappunto poiché da lui definita negativamente una “rivista di intrattenimento per genitori”. Ma il successo del Grunge travolgeva in un modo o nell’altro tutti i musicisti che ne facevano parte. Ci fu chi riuscì a sopportarne il peso, come i Pearl Jam e i Soundgarden, e chi no. L’8 Aprile 1994 Kurt Cobain si sparava in testa nel garage della sua casa vicino al Washington Lake. Dipendente dall’eroina e depresso, Kurt non resse i travolgenti cambiamenti della sua vita dovuti alla rapida ascesa al successo dei Nirvana. Quel giorno il movimento Grunge si poté dire finito. Ma i componenti di quei gruppi continuarono a suonare e a portare avanti la bandiera di Seattle. I Pearl Jam non si sciolsero (hanno pubblicato da poco il loro decimo album in studio, Lightning Bolt), i Soundgarden, dopo essersi sciolti e aver dato il tempo a Chris Cornell di formare il nuovo supergruppo Audioslave insieme ai componenti dei Rage Against The Machine e aver assistito alla sua infelice parentesi solista pop, sono tornati insieme e hanno pubblicato nel 2012 l’album King Animal. Il batterista dei Nirvana, Dave Grohl, ha preso in mano il microfono, imbracciato la chitarra e ha formato i Foo Fighters, con i quali dal 1995 sforna grandi canzoni. Gli Alice In Chains si sciolsero ufficialmente dopo la morte di Layne Staley nel 2002, ma dopo alcuni dischi da solista di Jerry Cantrell, loro chitarrista e mente, sono tornati con The Devil Put Dinosours Here, reclutando un nuovo cantante.
Nonostante il movimento sia durato solo per un periodo così breve, i musicisti di Seattle dei ‘90 lasciarono una grande eredità agli artisti delle generazioni successive, che ancora oggi, vent’anni dopo, si ispirano ai suoni della piovosa città dello stato di Washington.

Giovanni Grignani

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