L’esercito delle badanti

Una popolazione in continuo “invecchiamento”, nuclei familiari sempre più piccoli, ed impegni lavorativi di uomini e donne hanno prodotto nell’ultimo ventennio in Europa ed in
Italia un fenomeno nuovo, dall’enorme portata socio-economica: sempre più famiglie affidano la cura della propria casa e dei propri cari, soprattutto anziani (ma anche minori e disabili), a colf e badanti. La maggior parte di questi “assistenti” sono migranti, in prevalenza donne, assunte regolarmente, o – più spesso – lavoranti in nero, che costituiscono una delle più consistenti fonti di introito dei paesi di provenienza, grazie
alle rimesse mensili; talvolta sono vittime di discriminazioni multiple sul fronte dei diritti e della protezione sociale nei paesi in cui vivono e lavorano.

Da un’indagine condotta dall’IRS (Istituto per la Ricerca Sociale) emerge che nei paesi europei che presentano inefficienti servizi assistenziali e carente gestione dei flussi migratori, come l’Italia, l’assunzione di questo personale è a titolo individuale e spesso irregolare.
Nel nostro Paese si stimano oltre 830 mila badanti: un numero considerevole, se paragonato a quello dei dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, che si attesta intorno a 646 mila.
“La maggior parte delle badanti è di origine straniera (ben il 90%) e lavora senza contratto; sul totale, infatti, il 26% è costituito da lavoratrici che non hanno un regolare permesso di soggiorno, il 30,5% da lavoratrici con permesso regolare, ma senza contratto, mentre solo il 43,5% lavora in regola”. -Il Giornale

La stragrande maggioranza delle assistenti familiari (badanti) che lavorano nelle nostre case proviene dall’Est Europa e dal Sud America: si tratta in larga parte di donne
ultraquarantenni, madri, i cui figli risiedono per lo più nel paese d’origine. La condizione di irregolarità, il riconoscimento solo parziale dei diritti civili e la difficoltà a
conseguire l’autonomia abitativa sono i tre fattori che incidono maggiormente sulla qualità di vita di queste lavoratrici; in particolare, ostacolano la possibilità di attuare
un ricongiungimento con i loro figli, poichè la maggior parte delle assistenti familiari ha dovuto lasciare il proprio paese per provvedere a se stesse ed alle proprie famiglie,
ed è costretta a vivere lontana dai propri figli… una situazione che crea profondo disagio psicologico.

“Delle 830 mila assistenti familiari, infatti, si calcola che oltre un quarto lavori e, trattandosi di straniere senza permesso di soggiorno, risieda irregolarmente in Italia; circa un terzo, pur risiedendo in maniera regolare perché italiana o straniera con permesso valido, lavora senza contratto e infine vi è chi lavora in regola con un contratto, che rappresenta il 43,5% del totale.” -Il Giornale

Complessivamente, quindi, l’irregolarità contrattuale riguarda quasi due terzi delle assistenti familiari operanti nel nostro Paese. Nonostante difficoltà ed irregolarità, però,
queste badanti rappresentano una risorsa indispensabile per la nostra società: sono infatti più di un milione gli anziani che vengono quotidianamente assistiti dalle domestiche,
senza contare poi tutte le famiglie che usufruiscono dei servizi di babysitting. Purtroppo, molti italiani disprezzano queste persone, accusandole peraltro di rubare soldi e
lavoro ai nostri cittadini. Questa è tuttavia un’affermazione senza senso, buona per l’intervento dell’avventore casuale al bancone del bar; la verità è che questo tipo di lavoro, indispensabile ma umile, viene rifiutato dalla maggior parte degli Italiani: nessuno sogna di fare il badante e molto spesso, anche quando i sogni si infrangono ed il lavoro va cercatoovunque, l’Italiano rifiuta questo tipo di impiego, visto che né lo nobilita né lo appaga… non lo considera “all’altezza”.

Leonardo Della Sera

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