Questo cippo non (ci) piace

Le quinte lo studiano, le “primine” lo ricordano: erano giornate convulse, quelle di fine Ottobre del ’22, e a Perugia si concentrava tutta la tensione dell’epoca. Pochi lo sanno, eppure è proprio dalla nostra città che venne diramato l’ordine: la marcia partiva, era il 27 Ottobre. Quella stessa marcia che verrà ricordata come la “Marcia su Roma”, una presa di potere che urlava: “Mussolini al governo o rivoluzione armata”.

Il 30 Ottobre, il Re Vittorio Emanuele III consegna l’Italia al “duce”: la dittatura era iniziata; ed era un lungo viaggio, quello da Perugia a Roma, se contestualizzato in un’epoca dove una rete efficiente di strade ancora non si vedeva, e le poche erano maltenute e non presentavano indicazioni. In un breve arco di tempo, così, vennero costruiti alti cippi, che fornivano indicazioni per raggiungere la Capitale. Basta fare pochi, pochissimi
passi lungo il perimetro di Perugia che li vedi sparsi ovunque. Sono lì, alcuni ad un angolo, altri ad un incrocio, altri ancora a bordo strada: come quello di Ponte San Giovanni, che passa inosservato agli occhi della maggioranza dei conducenti. Una questione di pochi metri, che lo vuole al centro di una rotonda prossima al completamento, secondo una proposta del consigliere Antonio Tracchegiani (FI). E lo sappiamo tutti che cose come queste ci mettono poco a far polemica, tra chi urla al Fascismo e chi ad una semplice revisione di un monumento storico. Un monumento che ci ricorda, però, un’epoca buia,
un “medioevo” democratico che portò alla totale abolizione libertà. Nessuno vuole riscrivere la storia e nessuno la vuole dimenticare, ed è proprio per non dimenticarla che alcuni sostengono l’iniziativa. Ma tutto ciò va oltre un semplice ricordo: si rischia, infatti, di cadere in una rivalutazione. Immaginatelo lì, illuminato giorno e notte da quattro
faretti, al centro di una rotonda trafficata come lo può essere una posta appena dopo l’uscita dalla Superstrada. Soltanto un simbolo, certo, però importante. Siamo consapevoli, da quando abbiamo iniziato a studiare la preistoria, che l’uomo è da
sempre affezionato ai simboli: ha lottato in nome di croci, stelle, bandiere, ed ora anche cippi. E se sono gli uomini a dare potere ai simboli, sono anche gli stessi che li combattono, con qualunque mezzo. Non mancano che poche settimane all’inaugurazione
della rotonda in questione e, mentre la proposta viene approvata in prima lettura dalla Commissione Consiliare Cultura di Perugia, la diatriba continua. Ma è davvero questo che vogliamo lasciare ai nostri figli? L’illuminazione (e la rinascita!) di un monumento che ci ricorda e ci urla che, a volte, la forza e la paura possono superare la parola e le idee? Il
cippo, per il momento, sta ancora là, a ricordarci di un passato che sì, non va dimenticato, ma che al contempo non va neanche rivalutato: ed è meglio così, per il rispetto di tutti e della nostra fragile e giovine democrazia, tutta ancora da costruire.

Francesco Cassano

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