Non solo le scarpe lasciano impronte

Chi non è mai andato in montagna a fare un’escursione? Magari anche vicino a casa propria, addirittura trovando la neve. Ovviamente, per poter fare queste escursioni serve almeno una giacca, poichè ad alta quota si gela. Le giacche comunemente usate per la montagna sono fatte di perfluorinati o perfluorocarburi (PFC), sostanze a base di fluoro e carbonio, il cui legame è tra i più stabili in assoluto.

Queste sostanze sono largamente impiegate in molti ambiti per le loro proprietà chimiche, come la loro capacità di repellere l’acqua e le sostanze oleose allo stesso tempo. Ma c’è anche il retro della medaglia: i PFC sono sostanze pericolose per l’ambiente perché, una volta liberatevi, persistono. Non degradandosi facilmente, possono rimanere per
molti anni dopo il loro rilascio e possono essere disperse in tutto il pianeta. I PFC si accumulano negli organismi viventi, quindi anche in quello umano. Ci sono prove che questo materiale sia cancerogeno e attacchi il sistema ormonale; ne sono state trovate tracce nell’acqua di scarico di industrie tessili cinesi e di undici paesi europei, e persino nell’acqua potabile. Come già detto, questi materiali vengono impiegati in indumenti e scarpe per escursioni, ma il fatto è che tali sostanze – soprattutto le catene più piccole, sono molto volatili – quindi si liberano facilmente nell’ambiente. Per l’appunto, questi materiali montagna di dieci diversi luoghi, tra i quali anche i laghi di Pilato, sul monte Vettore. I PFC sono tutti di origine artificiale e sono rilasciati dalle industrie manifatturiere, dai vestiti che indossiamo, dal lavaggio dei capi per esterno, dagli apparecchi
elettronici e da numerosi altre fonti. Solitamente, mantengono la loro forma o si degradano in altre forme di PFC più corte, piccole e volatili. Sono stati avviati progetti per ridurre l’inquinamento da parte del PFC: un atto che dimostra come i paesi
europei vogliano fermare questa minaccia ambientale è una legge che proibisce l’uso dei PFC per una quantità maggiore di 1 μg/m2 sui capi di abbigliamento. In conclusione, bisogna trovare un modo per evitare che questo materiale si disperda in tutto il mondo e che inquini l’intero pianeta.

Giovanni Nottoli

Ultimi post di Giovanni Nottoli (vedi tutti)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *