Alcune novità informatiche

Questo mese, invece del solito articolo sull’informatica, ne proporrò una serie di più corti. Nuovo arrivo in famiglia Apple. Già dall’inizio dell’anno, si è parlato di un nuovo smartphone da 4 pollici del produttore statunitense: ebbene, questo modello arriverà effettivamente nel primo semestre del 2016, insieme con iPhone 7.

Il dispositivo avrà lo stesso processore del sesto modello, con il chip A9, che garantirà un fluido funzionamento del futuro iOS10. A differenza dei modelli superiori, questo non offrirà il 3D Touch. Questo smartphone non sarà un nuovo IPhone 5C, sarà infatti dotato della solita scocca in alluminio, come gli altri modelli della casa. RankBrain
di Google, Il gigante della Silicon Valley ha introdotto l’intelligenza artificiale RankBrain per poterci fornire dei risultati di ricerca sempre più pertinenti. Già adesso il sistema gestisce più del 15% del volume delle ricerche su Google; esso si è velocemente conquistato il terzo posto nella scaletta dell’importanza, come spiegato da uno dei ricercatori di
Google. Ma che cos’è questo RankBrain? E’ un sistema d’intelligenza artificiale che apprende automaticamente e fa parte dell’algoritmo di Google, noto come Hummingbird; ciò che lo rende un’intelligenza artificiale è proprio la possibilità di apprendere. Quindi, a che cosa serve? Serve a migliorare l’interpretazione delle ricerche, ovvero dare al visitatore esattamente ciò che vuole. Il RankBrain dovrebbe principalmente migliorare le query di
ricerca molto lunghe, di almeno alcune decine di caratteri. In realtà, questo sistema era già stato introdotto alcuni mesi fa: la vera novità sta nell’ascesa dell’importanza. Il RankBrain occupa il terzo segnale di ranking di Google Alcune novità informatiche tra centinaia di altri segnali, mentre i primi due non sono ancora stati rivelati dalla compagnia. Un raffinamento delle ricerche, però, non giustifica l’esistenza di questo cervello elettronico:
Google RankBrain svolgerà adesso attività condotte ancora parzialmente dall’uomo, come “stemming list” (creazione delle forme flesse delle parole), liste di sinonimi o collegamenti tra database. Non è la prima società ad usare un’intelligenza artificiale per un motore di ricerca: Microsoft la utilizza nel suo Bing dal lontano 2005. E’ anche vero che Google non è solito parlare dei componenti del suo motore di ricerca, per questo il suo RankBrain
sicuramente rappresenta una vera e propria rivoluzione nel campo. Come sta Windows 10? Windows 10 è uscito da quasi quattro mesi, ed è tempo di vedere come procede. Microsoft aveva molte aspettative per sistema operativo, e mirava a farlo diventare una piattaforma universale. Quindi, il nuovo arrivato è un successo o un fallimento? Le ultime
statistiche (inizio Novembre) ci dicono che solo 8% dei computer sono stati aggiornati e la casa di Redmond sembra essere disperata: gli utenti che non hanno ancora effettuato l’aggiornamento vengono continuamente invitati a farlo con numerosi avvisi; stiamo ancora aspettando la versione mobile, che doveva uscire insieme a quella desktop.
I vertici di Microsoft dichiarano che il sistema operativo, nel primo mese, ha avuto più successo rispetto ai due predecessori, superando di poco Windows 7 nella sua fase iniziale. Però, dopo un’impennata di partenza, Windows 10 sembra essere in una fase di stagnazione: a Settembre erano l’7.82% degli utenti ad avere questo
sistema operativo, mentre adesso sono poco più del 9%. Possiamo spiegare ciò con il fatto che gli utenti di Windows 8/8.1, delusi dal sistema, lo hanno subito sostituito, mentre gli utenti di Windows 7, contenti dell’interfaccia, non fanno l’aggiornamento (considerando Windows 10 una versione modificata del suo precursore).
Per fare un confronto: nel mondo ci sono più fruitori di Windows XP, che del nuovo sistema operativo (secondo StatCounter, 11.7% per il Windows XP e 7.94% per il Windows 10). Allora, come potrebbe Microsoft convincere le persone a sostituire il loro sistema operativo? Integrandolo, probabilmente , negli aggiornamenti più importanti, in
modo da offrire la possibilità di ritorno al vecchio sistema in un mese. Perché Finiamo con alcune statistiche che riguardano il mondo mobile. Ci sono più di 1.6 milioni di applicazioni nel Google Play e 1.5 milioni di applicazioni nell’App Store: una scelta vastissima. Di solito, si penserecce che una persona installi un’applicazione per tenerla: invece, il 64% delle applicazioni installate vengono cancellate dopo nemmeno un mese. Le principali
cause indicate sono: mancanza di spazio (50.6%), pubblicità invasiva (41.3%), inutilizzo (33.8%), privacy (29.6%), difficoltà dell’utilizzo (26.8%), registrazione complessa (15.6%) ed altre cause minori. Focalizzandoci sulle persone che mantengono le applicazioni: a tenerle oltre un mese sono il 36%, mentre oltre un anno solo l’11%. Le tendenze non sono uniformi per tutti i tipi di applicazioni: ad esempio, le applicazioni dedite al business tendono a rimanere più a lungo, però con un uso meno frequente delle App dedicate allo studio, ma spesso non per più di tre mesi.

Marian Krychkovskyy

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