Ogni giorno siamo sommersi da notizie, più o meno negative, riguardanti la nostra
generazione. Abbiamo critici agguerriti che vedono in noi persone al di fuori dal
mondo, disinteressate, ossessionate dai social network;

anche le canzoni, i film o
le serie tv raffigurano un’immagine negativa di noi. I notiziari prediligono la notizia
della rissa finita male a quella dei giovani campioni. Persino noi stessi facciamo
parte di questa linea di pensiero, e la cosa è abbastanza deprimente. Quando anche i
giovani si sentono parte di una generazione destinata al fallimento, come ci si può
aspettare che le cose cambino? Ed è proprio in risposta a ciò che un quattordicenne
di nome Jordan Nichols l’anno scorso scrisse questo poema che fece il giro del
mondo. La domanda che ci dovremmo porre come ragazzi sta nella lettura di questo
poemetto: vogliamo scegliere di leggere dall’alto verso il basso, o dal basso verso
l’alto? O meglio dire: a quale generazione vogliamo scegliere di appartenere? Anche
se opteremo di essere il peggio, in ogni caso sarà stata una nostra scelta, perché,
in fin dei conti, quelli a scegliere il futuro di questa generazione, non saranno gli
studi, o i dati statistici, o i blogger, ma noi.

Our generation will be known for nothing
Never will anybody say:
We were the peak of mankind.
That is wrong, the truth is
Our generation was a failure.
Thinking that
We actually succeeded
Is a waste. And we know
Living only for money and power
Is the way to go.
Being loving, respectful, and kind
Is a dumb thing to do.
Forgetting about that time,
Will not be easy, but we will try.
Changing our world for the better
Is something we never did.
Giving up
Was how we handled our problems.
Working hard
Was a joke.
We knew that
People thought we couldn’t come back
That might be true.
Unless we turn things around.
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