I processi neurologici dietro al sonno

Tutti gli esseri umani, in particolare noi giovani, adorano dormire; dai più frenetici ai più accidiosi, riposarsi,  pensiero, è l’attività preferita dell’uomo.

Molte volte però, per esigenze mondane, siamo forzati a destarci dal nostro sonno, spesso prematuramente, per poter prender parte al normale flusso di attività civili che la nostra società ci impone; viceversa, quando dobbiamo andare ad una festa,
imponiamo al nostro corpo delle “ore extra” di funzionamento, forzandolo a ritmi di pesante indebolimento, violanti il ciclo sonno-veglia, o quello che potrebbe essere comunemente inteso come “la cadenza vitale”. La cadenza vitale
Il nostro ciclo sonno-veglia è una cadenza endogena circadiana (circa = attorno + dies = giorno) che assume importanza vitale per tutta la nostra esistenza, ed è parzialmente regolata da alcune cellule dell’ipotalamo,
collocate al di sopra del chiasma ottico, formando il nucleo soprachiasmatico. Questi neuroni, formando molte sinapsi tra i loro dendriti, fungono da ingranaggi del nostro ritmo biologico. Grazie agli stimoli visivi, il ciclo sonno-veglia assume un’entità di 24 ore, ma in realtà nell’uomo è leggermente più lento. Il sonno e le sue fasi
Grazie all’ EEG (elettroencefalogramma), i medici attuali possono tracciare
il quadro completo dell’attività del sonno, individuando stadi ben delineati.
Da svegli, il nostro cervello mostra un’attività elettrica di bassa ampiezza;
durante le prime fasi del sonno (fase del sonno-lento), l’EEG appare inizialmente
piatto, ma tende poi a salire o scendere secondo lo stadio in cui
si trova il paziente. I neuroni non rispondono più agli stimoli esterni di minore
entità, l’inibizione muscolare si mette in atto, tranne che per i muscoli
che controllano le funzioni biologiche interne al nostro organismo (battito
cardiaco, respirazione, …). In un particolare stadio del sonno, l’EEG diviene
simile a quello del momento di veglia, cioè durante la cosiddetta fase
REM. Quest’ultimo è un acronimo che sta per ‘movimenti rapidi oculari’
(REM = rapid eyes movements), quando, appunto, i nostri occhi si muovono
a destra e a sinistra sotto le palpebre, contro la nostra volontà. Durante
questa fase, avvengono i sogni e difatti, gli unici casi in cui possiamo ricordare
un’esperienza onirica, è quando siamo svegliati in piena fase REM.
Il corpo umano ha bisogno di dormire: perché ?
La motivazione del sonno si riscontra sicuramente in un’esigenza cerebrale
piuttosto che in una necessità corporea. Un esperimento ha infatti
dimostrato che i problemi più eclatanti dovuti alla privazione di sonno
gravitano intorno a temporanee afasia ed amnesia, scarsità di concentrazione
e comparsa di allucinazioni, con quasi nessuna implicazione a livello
corporale (a parte il sentirsi stanchi). Le prime 4 ore di sonno, ovvero
la prima fase REM e la fase sonno-lento, risultano ristoratrici. Coadiuvano
l’organo a rigenerare le sue funzioni al massimo, sfruttando l’assenza
d’impulsi sensoriali o, più genericamente, dello stato di veglia. Alcuni
studi hanno testimoniato che il sonno è il momento in cui sedimentiamo
nella nostra mente i fatti e gli apprendimenti salienti del giorno prima.
L’ingranaggio dietro all’alternanza ritmica delle fasi del sonno
Il passaggio da uno stadio del sonno all’altro (REM -> non-REM) è dovuto ad un sistema attivatore del tronco encefalico, comprendente copiosi neuromodulatori (adenosina es.). Questi sono responsabili dell’inaugurazione di una reazione molecolare a catena, che consente ai circuiti neuronali di transitare da uno stadio all’altro.
La neurogenetica ha identificato molti geni che contribuiscono a questo processo, a partire dalla codifica di due geni della Drosofila (il moscerino della frutta). Essendo, infatti, il sonno, un meccanismo biologico assai antico, è normale che, nonostante appartengano a classi differenti, insetti e mammiferi abbiano processi di regolazione assai simili.

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