Excuse me while I kiss the sky

Mango, Pino Daniele, Chris Squire, B.B. King… sono solo le ultime vittime che il mondo della musica ha dovuto seppellire e non fa in tempo a metabolizzarne la perdita, che deve
di nuovo calarsi il velo nero sul viso.  
L’arte musicale, infatti, è continuamente in lutto ed è in lutto il cuore dei fan addolorati
dalla scomparsa dei propri idoli. E’ spaventoso il numero delle morti premature nei musicisti del secolo scorso… secondo lo studio di una psicologa australiana, la media è di
soli 56 anni e le cause dei decessi, curiosamente, variano da genere a genere. Gli artisti punk sono tra i più precoci di tutto l’universo musicale: la maggior parte di essi, infatti, faceva uso di una vastissima gamma di stupefacenti, in quantità allucinanti
oltre, all’alcool ed al tabacco. Tra le droghe più “popolari” del genere, troviamo una grande varietà di acidi allucinogeni (LSD), anfetamina, ketamina e soprattutto eroina,
flagello degli anni 60 e 70 (la cocaina forse era troppo costosa per la maggior parte dei punks). Molti di loro sono morti per overdose come Sid Vicious e Dee Dee Ramone; altri,
invece, indeboliti e rovinati da questo stile di vita maledetto, sono morti poco più che cinquantenni per arresto cardiaco o cirrosi epatica. Degli esempi possono essere Joy, Johnny e Tommy Ramone, e Joe Strummer dei “Clash”. Nei musicisti blues, invece, prevale la morte per infarto miocardico: infatti, quasi un terzo di essi è deceduto in questo modo. Le possibili cause possono essere l’abuso di alcool e sigarette, molto comuni visto che diversi artisti di questo genere soffrivano di paranoia e depressione (proprio per questo esprimevano le proprie emozioni con il blues dai toni tipicamente tristi). John Belushi dei “Blues Brothers” ed i grandi Muddy Waters e Albert King sono i nomi più importanti del panorama blues scomparsi per infarto. Sempre in quest’ambito, abbiamo una
delle morti più misteriose della scena musicale: quella di Robert Johnson, il chitarrista maledetto, scomparso misteriosamente nel 1938 all’età di soli 27 anni (ma questa è un’altra storia…). Nei generi Jazz e Folk, circa il 32% delle cause di decesso è rappresentata da tumori maligni… è questo un vero mistero, perchè una percentuale simile non viene riscontrata in nessun altra categoria di persone (ad eccezione degli ex dipendenti
delle prime centrali nucleari). Alcune delle vittime illustri sono Red Rodney ed i leggendari Buddy Rich e John Coltrane. La world music e la musica elettronica sono i generi
con i musicisti più longevi, a differenza del rap, dove troviamo una media di vita di appena 43 anni: più della metà di loro sono stati assassinati tra i venti ed i trent’anni, nel mezzo di
risse e sparatorie tra gangs rivali. Alcuni di essi si dice pure siano stati messi a tacere da forze dell’ordine, per via delle loro violente critiche sociali e politiche. Tra i rappers più significativi morti per omicidio ricordiamo: Tupac Shakur, Notorious B.I.G. e Proof. Veniamo, infine, al rock ed al metal, i generi con più decessi in assoluto. Come sappiamo, la vita di una rockstar può essere molto travagliata, movimentata e piena di eccessi, ed, infatti, la maggior parte delle vittime spira durante i viaggi dei lunghi tour o dopo i concerti. Non sono pochi i musicisti morti durante incidenti stradali o aerei (Cliff Burton dei “Metallica”, Randy Rhoads, Stevie Ray Vaughan, Marc Bolan dei “T-Rex”, Cozy Powel), questo forse anche a causa degli interminabili tour che tenevano le band fuori casa per
diversi mesi, per i quali la probabilità di incorrere in incidenti di percorso era molto elevata. Altri, invece, sono stati stroncati da cocktail di medicine legali prese a dosi errate, come
Keith Moon (Who) o le popstars Whitney Huston e Michael Jackson; altri ancora sono affogati nel loro stesso vomito dopo una sbornia post concerto: è il caso del leader degli AC/DC Bon Scott, del chitarrista Jimi Hendrix e del batterista John Bonham. Nel Rock, come nel mondo dello spettacolo in generale, il tasso dei suicidi è molto elevato ed è causato spesso da dei periodi di decadenza artistica e di bassa popolarità o di dipendenza da droghe. Spiccano i nomi di Kurt Cobain, suicidatosi con un colpo di fucile alla testa per il drastico cambiamento che la sua vita aveva subito dopo il successo e la nascita della figlia e di Ian Curtis dei “Joy Division”, per viadel divorzio, della sua depressione cronica e dei recenti attacchi epilettici. Per concludere il tutto, è inutile che si parli così tanto del “Club 27” o del “Club J-27” (per chi non lo sapesse, è la lista di tutti i musicisti deceduti a ventisette anni), perchè negli ultimi 70 anni sono morti quasi 13000 suonatori, e solamente
1,5% di essi aveva 27 anni di età. Il successo e lo stile di vita della maggior parte della gente di spettacolo conducono alla rovina per gli eccessi e la sregolatezza, portandoli via prematuramente… come se il destino volesse forzatamente conservare nella nostra memoria l’immagine degli artisti all’apice della loro carriera e potenzialità, senza lasciar loro godere una tranquilla e spensierata vecchiaia.

Leonardo Della Sera

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