Art attack

Il 26 Marzo, il nostro amato Collettivo Studentesco Nuntius ha organizzato
un ulteriore incontro sulla Costituzione. Durante il dibattito si è discusso del
video che ritrae alcuni militanti dello Stato Islamico (ISIS) mentre demoliscono
antiche sculture nel Museo di Mosul (Iraq).

Non è la prima volta che
sette terroristiche distruggono opere d’arte importanti, ma non per questo
bisogna trattare con leggerezza la questione. Non ce lo possiamo permettere,
specialmente noi italiani, la cui ricchezza si basa proprio sulle opere
d’arte. Dopo la notizia dell’attacco agli antichi siti assiri di Nimrud e Hatra da
parte dell’ISIS, funzionari iracheni avevano intervento aereo per fermare i militanti
che avanzavano proprio su Mosul. L’intervento ovviamente non si è verificato,
come appunto testimoniano le immagini del video. Le Nazioni Unite
hanno dichiarato di essere impotenti nel trattare queste situazioni, mentre i
governi occidentali sostengono di avere obbiettivi militari più urgenti. Come
poter dargli torto, dopotutto le vite delle persone sono molto più importanti
di qualsiasi scultura. Il problema è che la devastazione di patrimoni artistici
è di per sé l’arma più efficace dei militanti per distruggerere queste vite.
Durante un’intervista con il New York Times Michael D. Danti, un archeologo
all’Università di Boston, ha detto: “Essi [i militanti] stanno scegliendo i
siti che avranno l’effetto più ottimale nel terrorizzare le popolazioni e cacciarle
via.” Ciò nonostante esiste una una forma di resistenza, guidata dal Dottor
Amr Al-Azm, un antropologo siriano che ha creato una rete di eroici attivisti
locali, i quali utilizzano sacchi di sabbia per fortificare edifici, proteggono
mosaici con strati e strati di colla, nascondono oggetti e manoscritti, e documentano
ogni distruzione avvenuta. Questa rete non riesce, tuttavia, ad ottenere
l’aiuto dei governi occidentali a causa di vari ostacoli sociali e burocratici;
prima che vengano distrutte ulteriori testimonianze del nostro passato,
qualcosa deve essere fatto. Pensate anche alle persone che vivono non solo in
costante pericolo di morte, ma anche di perdita della propria identità culturale.
Cosa ne sarebbe di noi italiani senza il Colosseo, la Torre di Pisa, o i vari Duomi?
Semplice: non saremmo più tali. Ed è proprio per questo che bisogna
fermare questi ignoranti che non hanno idea del disastro che stanno facendo.
Militarmente noi studenti non possiamo far nulla, ma quando si tratta di
social network è un’altra storia. Quindi, oscuriamoli, facciamo video, foto, stati
in cui esprimiamo quanto è importante per noi la cultura. Riusciamo a fare
nomination per la birra, perché non per l’arte? Non sarà un’idea poi così
brillante, ma è pur sempre un inizio.

Laura Josephine McNeil

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