5 curiosità (più una) sul cervello

DEJA VU: Quante volte avete provato quella sensazione
di aver già vissuto ciò che sta accadendo attorno a voi? Secondo
una recente ricerca, circa l’80% di noi è già stato
coinvolto in questo tipo di esperienza.

Ma questo significa
per caso che la maggior parte di noi ha un innato talento
da indovino? Oppure che abbiamo la straordinaria capacità di viaggiare nel tempo
in modo del tutto inconscio e naturale? Beh, purtroppo per chi
ci sperava, sembra proprio di no. Per la scienza, infatti, questo
fenomeno, chiamato comunemente “Deja Vu”, non è altro
che una sbagliata interpretazione che il nostro cervello dà ad
un determinato episodio: in realtà, ciò che abbiamo già vissuto
sono le emozioni che ci suscita quella determinata circostanza
e non quest’ultima in sé. Questa specie di richiamo
emotivo, quindi, stimolerebbe particolarmente l’ippocampo,
zona del cervello responsabile dei ricordi e della memoria, il
quale, per dare una spiegazione a tutto ciò, ci darebbe la sensazione
di aver già realmente vissuto questo specifico episodio.
CADERE NEL VUOTO: Svariate volte sarà capitato alla maggior
parte di voi di avere la spaventosa sensazione di cadere nel vuoto
durante il sonno. Come spiegare il perché di questo fenomeno,
tanto comune e diffuso tra la gente? Gli scienziati sono riusciti a
dare una risposta: durante la fase di passaggio dalla veglia al sonno
profondo, la nostra mente comincia a ripercorrere inconsciamente
tutte le sensazioni provate in precedenza: immagini, suoni,
odori, avvertimento di presenze, idea del movimento o del vuoto.
È, appunto, quando proviamo quest’ultima che ci sembra di cadere
nel nulla. Il fenomeno viene ancor di più accentuato dal fatto che
i nostri muscoli stanno per paralizzarsi, cosa che succede normalmente
durante il sonno profondo, dandoci la sensazione di non poter
controllare i nostri movimenti per poter rimanere in equilibrio.
MIND WANDERING: Secondo studi recenti, circa il 50%
delle persone trascorre una buona parte del loro tempo di
veglia con la testa tra le nuvole. Tale fenomeno, chiamato “Mind
Wandering”, consiste nell’estraniarsi, a volte quasi completamente,
dalla realtà, facendo vagare la nostra mente in un
mare di pensieri. Anche se ci si distrae significativamente da ciò che ci circonda, durante questa fase il nostro cervello è perfettamente in grado di ricevere ed elaborare
informazioni, addirittura in modo più creativo di quando non si
ha la testa fra le nuvole. Il Mind Wandering è un fenomeno molto
comune tra le persone reputate intelligenti o geniali: si dice, infatti,
che Einstein, durante una specie di conferenza che si stava tenendo
in suo onore, prese una penna e cominciò a scarabocchiare equazioni
sul retro di un fogliaccio; era così assorbito da ciò che stava
facendo che quando tutti si alzarono in piedi per un applauso dedicato
a lui, Einstein rimase seduto a pensare. La sua segretaria, così,
gli consigliò di alzarsi: lui lo fece e cominciò ad applaudire. Gli ci
volle un po’ prima di accorgersi che la standing ovation era per lui.
UNA MACCHINA POTENTISSIMA: Per dimostrare ancora meglio come sia quasi impossibile che solo il 10% delle aree della nostra mente siano attive
basta andare ad osservare un po’ di numeri: 23 sono
, infatti, i watt che il nostro cervello consuma mediamente
quando si è svegli, che sono abbastanza per tenere accesa una lampadina; 70 mila sono, invece, i pensieri che in media elabora ogni giorno; infine, per
intendere ancora meglio di come possa essere potente
la nostra macchina cerebrale, basta sapere che
la velocità minima con cui viaggiano le idee, le informazioni
e i pensieri è di ben 450 chilometri orari. SOLO IL 10%: A molti di voi sarà probabilmente giunta la voce secondo la quale noi utilizziamo solo il 10% del nostro cervello. In realtà,
non è altro che una grande bufala: è stato infatti dimostrato come
ogni area della nostra mente sia sempre attiva, anche se in determinate
circostanze alcune aree sono, ovviamente, più attive di altre. Il
nostro cervello elabora miriadi di informazioni ogni istante, persino
quando dormiamo; anzi, durante il sonno, a volte, ancora di più.
LETTERE “MIXATE”: Da uno sutido dlela Cmaribgde Uinervistiy
si è ptuoto cparie cmoe la mnete lgege le proale: a qeutsa
bsata ifnttai vderee la pimra e l’utilma ltetera per ruicisre a ciprae
cmonuuqe il sneso del tseto, piohcè essa non si sfofrema
su ongi sniolgo smioblo, bnesì slula proala nel suo isneime.
Qiudni, achne se le ltetere snoo in dsiroinde, ecsulse la pmira
e l’utilma, sreamo cmuoqune in gdaro di lgegree tseti itneri.

Paolo Fragolino

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