Il ritmo nelle vene

Suona la sveglia. È già mattina. Bisogna prepararsi per andare a scuola. Dopo una serie di sforzi sovrumani, riuscite finalmente a uscire di casa. Durante il tragitto che vi porta dalla vostra umile dimora all’amato istituto, cominciate a fantasticare su quell’immagine angelica e beata chiamata letto.

Ma su con la vita! La giornata ormai è cominciata, tanto vale renderla più godibile possibile. Basta prendere un paio di cuffiette, attaccarle al telefono o mp3 e cominciare ad ascoltare la vostra canzone preferita. Questo penso lo facciano in molti. Eh già. La musica sembra avere qualcosa di magico. Riesce a sollevarci il morale in tutti i momenti più cupi e tristi, e ci rende più forti nei momenti più duri. I suoi effetti sul nostro corpo e sulla nostra mente sono davvero notevoli. È per questo motivo che molti scienziati hanno voluto indagare sulla reale natura del rapporto tra uomo e musica. Ecco alcune scoperte e curiosità a cui sono giunti gli esperti:

 

Apprendimento: Durante gli anni ’20 due neurologi hanno sottoposto un gruppo di bambini ad un test QI. Prima di ciò, solo ad alcuni hanno fatto ascoltare un brano di Mozart. Alla fine hanno potuto notare come i risultati migliori erano stati ottenuti principalmente da coloro che avevano avuto l’opportunità di apprezzare le melodie del grande compositore. Il perché di questo fenomeno, detto anche “Effetto Mozart”, non è stato ancora ben chiarito, ma si suppone che il cervello, percependo suoni gradevoli, è stimolato da questi e cerca anche di anticipare quelli che seguiranno. Tutto questo aumenterebbe la velocità con cui i neuroni si scambiano informazioni, rendendo, quindi, la nostra mente più reattiva di fronte a problemi logici.

 

Memoria: Ascoltare musica in generale o, meglio ancora, suonare uno strumento stimola l’ippocampo, ovvero il centro della memoria. Infatti il nostro cervello, durante la riproduzione di un brano a noi gradito, è spinto a memorizzarne la melodia. Inoltre, l’ascolto di un pezzo già precedentemente sentito ci fa rinvenire le emozioni e lo stato d’animo che avevamo durante i primi ascolti di questo. Un bell’esercizio, dunque, per le nostre capacità mnemoniche.

 

Movimenti: Come hanno potuto osservare alcuni neurologi, chi suona uno strumento ha anche una buona coordinazione spaziale: infatti, a volte un musicista deve saper far vibrare più corde in un tempo breve, pigiare più tasti contemporaneamente o cambiare repentinamente la posizione delle mani. Ciò allena, dunque, il cervello a far compiere al corpo movimenti anche molto complessi, che richiedono una buona agilità.

 

Effetti terapeutici: La musica non sembrerebbe far bene solo alla mente, ma anche al corpo! È per questo che alcuni ospedali usano la “musicoterapia” per far riprendere, se non curare direttamente, i pazienti, soprattutto quelli che soffrono di pressione alta o che hanno subito un ictus. Infatti, l’ascolto di melodie gradevoli all’orecchio ha effetti sulla pressione sanguigna, diminuendola. Inoltre, la musica curerebbe un soggetto che ha subìto deficit visivi a seguito di un ictus, stimolando nuovamente le zone cerebrali che si occupano del campo visivo.

 

Umore: Ma l’effetto principale che la musica compie sul nostro corpo è quello di metterci di buon umore: l’ascolto di suoni graditi all’udito stimola il cervello a produrre dopamina, ovvero quella sostanza che ci procura piacere. Quindi, è come se avesse gli stessi effetti della cioccolata: entrambe, infatti, ci rendono felici. Questo effetto è così notevole che in una città della Nuova Zelanda il numero di furti si è quasi dimezzato da quando sono stati piazzati degli altoparlanti per le strade che trasmettevano musica! Un altro risultato sorprendente è stato ottenuto in un test compiuto da un’equipe di ricerca americana: sembra che la musica influenzi il modo in cui giudichiamo il volto altrui. Infatti, durante l’ascolto di un brano “allegro”, l’espressione di un altro individuo ci sembra più “serena” e “felice” di quando ascoltiamo un pezzo con un tipo di melodia

 

Bambini “prodigio”: Una ricerca effettuata da due neurologi americani dimostra come i bambini rispondano sin da subito a determinati effetti sonori. Già durante la gravidanza riescono a riconoscere la voce della mamma o addirittura quella del papà rispetto ad altri suoni. Ma la cosa più sorprendente è che sin dai primi mesi reagiscono molto meglio alla musica che alle voci a loro più familiari! “Seguire” il ritmo gli procura molta felicità e soddisfazione.

 

Abbiamo analizzato i fenomeni più importanti che dimostrano la profonda relazione che c’è tra musica e uomo. Ma la vera domanda che bisogna porsi è: perché ci piace così tanto? La scienza non è ancora riuscita a dare una risposta esaustiva a questo impegnativo quesito. Forse ci piace perché ha un senso, cioè, perché ha un ordine, un’ armonia e una struttura ben definita. Oppure perché ci può ricordare il ritmo del battito cardiaco di nostra madre, il suo respiro o la sua voce mentre noi giacevamo nel suo grembo. Ciò ci farebbe sentire, quindi, come protetti e al sicuro. Ma è anche probabile che non ci sia nessuna spiegazione logica o scientifica. La musica ci potrebbe piacere perché è qualcosa che ci appartiene da sempre, perché nasciamo con essa, perché abbiamo il ritmo nelle vene.

Paolo Fragolino

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