Morte e rinascita

Dio, perdona la mia povera anima che a lungo ha peccato in vita, perdona il mio spirito che solo in punto di morte si è sollevato dalla pesantezza della carne e si è innalzato verso la tua misericordia. L’ Acqua Santa si è mescolata alle lacrime e al sangue, come la nuova pioggia colma e pulisce il corso inaridito di un fiume, così sento il mio spirito lavato via da ogni peccato e pieno di speranza.

I crociati da tempo ci assediavano, e durante la notte buia e silenziosa promisi a me stessa che sarei riuscita ad incendiare una delle vostre torri, situata davanti alle porte di Gerusalemme. L’intento era condiviso con Argante, mio fedele compagno, ed insieme fu più semplice superare gli ostacoli che si frapponevano tra me ed il fiero desiderio di far vendetta. Riuscimmo agilmente a trovare un varco tra le sentinelle di guardia e, una volta giunti al punto stabilito, presi in mano le torce nascoste e le impregnai di zolfo e bitume. Subito il fuoco divampò, gettando nel panico voi cristiani. Vidi i miei compagni ritirarsi tutti dopo aver concluso la missione ma, da combattente accanita quale allora mi sentivo, non mi tirai indietro dall’affrontare e sconfiggere Arimone in duello. Oh Tancredi, quale angosciante afflizione mi catturò nel vedere le porte della città di Gerusalemme sigillarsi senza che io ne fossi all’interno.

Il rumor delle armi mi preannunciò la vostra presenza e le vostre parole “e guerra e morte” mi suonaron spezzanti e colme d’odio. La guerra non fa distinzioni, pensai in quell’istante, ed un’armatura è capace di accendere l’ira dell’avversario, benché al suo interno si celi la donna amata. Riconosco fu di gran valore voler smontare da cavallo per duellare con me ad armi pari, un gesto cortese di un guerriero e non di un innamorato. L’oscurità complicava il nostro duello,  tuttavia cercavo in ogni modo di schivare la vostra spada che continuava  ferocemente a colpirmi; a mia volta con forza infliggevo colpi tremendi. Tre volte mi avete cinto con le  robuste braccia e nell’abbraccio avete pensato di uccidermi: d’ira vi si accese il volto quando  dissi di aver appiccato io le fiamme. Nel ricordar ora il duello, esso mi si ripresenta come una scena di una tragedia: scena  tenebrosa e necessariamente infausta; alcun pubblico mai appludirà.. ma non per questo diminuirà la  gloria dei protagonisti. La notte si faceva sempre meno buia e il nostro duello sempre più acceso, cercavo con tutte le forze di riuscire a tornare indenne e vittoriosa a Gerusalemme. Non ricordo quando e come la vostra spada lacerò il mio petto, ma ad un certo punto sentii le gambe piegarsi e non riuscii più a reggermi. Quando già mi trovavo a terra, stesa come sono ora, mi veniste vicino: eravate forse spinto dalla fiera curiosità di vedere il volto del nemico a cui avevate ormai tolto la vita? Cosa provaste invece nel vedere che sotto l’armatura si celava Clorinda, la donna da voi amata?

La ferita al petto mi provoca assai dolore, amico mio, ma lo spirito è sollevato e in pace. Vi perdono e al contempo vi ringrazio per aver esaudito il mio desiderio di ricevere il battesimo. Non dispiacetevi della mia morte, solo con essa ho finalmente capito quale fosse la vera fede e mi sento  ormai riconciliata con la mia origine cristiana.

E’ giunta  la dolce alba, mio Dio, e con essa anche il momento che abbandoni questa Terra e mi innalzi verso il tuo Regno.
Chiara Barbabianca -4M

Il Saggiatore

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