Alla scoperta dei televisori del futuro

La tecnologia OLED (Organic Light Emitting Diode) è un genere di schermi ancora poco diffuso, ma in rapido sviluppo perché presenta una serie di vantaggi rispetto agli schermi comuni.

 

Il principio di funzionamento di un pannello OLED assomiglia all’ ormai defunta tecnologia al plasma.

Ogni singolo subpixel, elemento minimo di un pixel (il più piccolo elemento grafico visibile sullo schermo, corrispondente a un punto luminoso, composto da tre subpixel dei colori rosso, blu e verde, la combinazione dei quali ci da tutte le gradazioni dei colori che ci offre lo schermo), è composto da una cella che emette luce propria, non richiedendo quindi una illuminazione globale, al contrario degli schermi LCD. Un elemento OLED è sostanzialmente un LED il cui strato emettitore di luce è costituito da un composto organico (cioè fatto da molecole a base di carbonio, invece che silicio come nei comuni LCD). Con il passaggio di corrente elettrica, la luce viene emessa grazie al principio della fluorescenza oppure della fosforescenza, a seconda del genere di molecola impiegata. Nel caso della fosforescenza si ha uno stato di eccitazione più lungo (di alcuni microsecondi) con una rispettiva efficienza maggiore nella conversione dell’energia elettrica in luce.

 

I primi display OLED impiegavano le sostanze che funzionavano in base alla fluorescenza, quindi efficienza elettrica e luminosa erano piuttosto limitate. Solo successivamente sono state introdotte sostanze che utilizzano il principio della fosforescenza per il rosso e il verde, mentre per il blu bisogna ricorrere ancora a composti fluorescenti. Perciò mentre il tasso di conversione energia-luce è 20% per il rosso, 19% per verde, per il blu si ferma a 6%. E’ già stata trovata una sostanza fosforescente per il blu, però queste molecole hanno ancora un tempo di decadimento eccessivamente rapido e sono perciò troppo instabili. La causa è un maggiore contenuto energetico della luce blu. Attualmente i composti che producono luce rossa e luce verde arrivano a 198000 ore di durata mentre per blu si ferma a 62000 ore (una Tv LCD ha una durata media di 60000 ore). Per compensare il dislivello cromatico, i subpixel vengono fatti di dimensioni differenti: il rosso più piccolo del 10% e il blu doppio rispetto al verde.

 

Mentre nel prototipo della Tv OLED Samsung ha sfruttato pixel composti da tre subpixel RGB (Red Green Blue), ciascuno con un composto organico proprio, LG ha invece implementato una tecnologia sviluppata da Kodak nell’ ormai lontano 2004 ed acquistata dall’ azienda coreana per 100 milioni di dollari (in realtà Eastman Kodak Company aveva già cominciato a brevettare molti elementi dello schermo OLED già negli anni 80). Essa è chiamata White OLED perché il materiale organico attivo è solo quello bianco, mentre i colori si ottengono tramite dei filtri colorati. Siccome gli ultimi abbassano notevolmente la luminosità, è presente un quarto subpixel, senza alcun filtro per aumentare la luminosità. Sembrerebbe logico aspettarsi un calo della ricchezza dei colori, ma i test hanno dimostrato il contrario.

 

Per avere un controllo preciso dell’emissione luminosa, ogni subpixel è comandato da un transistor a film sottile, TFT, collocato sul fondo della cella per non ostruire i fotoni generati. Questa tecnologia viene chiamata AMOLED (Active Martix OLED). Negli schermi a cristalli liquidi (LCD), invece, il TFT riduce sempre la luce emessa, dato che il sistema d’illuminazione è retrostante a tutti gli altri stati. Proprio grazie all’assenza di quest’ultimo, lo spessore del pannello OLED è talmente ridotto (anche meno di un millimetro), che in un televisore il suo spessore lo determina il supporto posteriore e la protezione anteriore. Questa sottigliezza permette di creare schermi pieghevoli. Questa caratteristica puotrà risultare utile per i dispositivi mobili del futuro. Infatti, LG ha dichiarato che presto la maggioranza dei supposti prodotti saranno quelli flessibili (in plastica, L-OLED) e non quelli rigidi (in vetro).


Concludendo, i vantaggi offerti da questa tecnologia sono molti: un nero assoluto, quindi contrasto infinito; luminosità superiore a un pannello LCD e angoli di visione elevati. Anche il tempo di risposta diminuisce drasticamente da 5 ms di un schermo LCD (nei migliori anche 2 ms), a soli 0,01 ms. Il consumo energetico invece può variare in base alle immagini visualizzate, identicamente a uno schermo al plasma: con le immagini chiare si hanno consumi alti e con le immagini scure consumi bassi. In media consuma comunque circa il 70% di un pannello LCD a LED.

Marian Krychkovskyy

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