Flessibilmente formativi

Anche quest’anno è tempo di settimana flessibile, e con essa arriva la sospirata fine del primo quadrimestre. Questa settimana è spesso vista come un momento per rilassarsi un po’, in cui seguire corsi formativi, ma comunque tenuti da studenti e soprattutto in cui non c’è alcun bisogno di passare pomeriggi e nottate sopra i libri a causa della familiare accumulazione di interrogazioni a cadenza oraria.

Ma siamo sicuri sia realmente questo per tutti? Se chiedessimo ai nostri sei coraggiosi rappresentanti cosa rappresenta per loro la settimana flessibile probabilmente ci racconterebbero di quanto possa essere stressante passare giornate intere a recuperare iscrizioni incomplete, imprevedibili falle del sito, e a rispondere a domande pressoché tragicomiche. Comunque persino loro, i nostri eroi, che sacrificano numerose ore di studio e di vita a favore di questa causa, ci direbbero che è una delle occasioni migliori per farci vedere per come siamo. Tre giornate in cui possiamo prendere in mano la nostra scuola, parlare di ciò che ci preme di più, di quello che gli Studenti ritengono formativo, proporre e aderire, in un ambiente favorevole allo scambio. In tutto ciò ovviamente anche i professori hanno voce in capitolo e la possibilità di proporre corsi.

Tuttavia quei tre giorni vengono spesso criticati: non si va avanti con il programma, gli studenti non la prendono con serietà, sono disorganizzati ed è solo un pretesto per non studiare. Mi sembra che alcune di queste critiche (sicuramente accettabili e utili al miglioramento) non tengano conto del sottile e accurato ingranaggio che c’è dietro il risultato finale.  Anno dopo anno abbiamo tutti quanti aiutato a migliorare questo spazio che ci viene concesso, in modo che risulti sempre più formativo e partecipato, siamo arrivati quest’anno persino ad una sovrabbondanza di corsi proposti dai referenti. Uno studente che propone un corso impiega almeno qualche ora a selezionare gli argomenti che tratterà, realizzare materiale da mostrare, prepararsi un discorso e ripeterlo, perciò se un argomento viene proposto c’è di certo del lavoro dietro, svolto esclusivamente per iniziativa dello studente. Tra l’altro quest’anno è stata istituita una commissione dedita alla valutazione delle possibilità formative dei corsi proposti, perciò possiamo affermare che ogni singolo corso tenuto durante la settimana flessibile abbia del potenziale, che per altro è stato valutato dagli stessi professori. Probabilmente è vero, c’è qualche studente che pensa di poter prendere queste giornate come un modo per dormire un po’ durante le prime due ore, ché tanto sarebbe un altro studente a richiamarlo (perciò degno di meno rispetto?) e non influirebbe in alcun modo sulla sua valutazione scolastica, ma nel momento in cui vede proposto un argomento che colga il suo interesse, come solo quello che propone un altro studente può fare, sonnecchierà ancora sopra il banco? Infatti non esiste solo il “dietro le quinte” perché il cuore pulsante di questa occasione sono anche gli studenti che seguono i corsi, che partecipano, approfondendo tematiche che già conoscevano, scoprendo nuovi interessi, intervenendo. Quindi penso di poter dire che la Settimana Flessibile è l’occasione giusta per favorire l’interazione tra studenti e professori, per far valere ciò che ci interessa, per fornire e accogliere spunti, imparare ad assumersi una responsabilità e ad organizzarsi in autonomia ma anche tenendo conto delle esigenze del caso; tutto questo nella nostra scuola.

Giulia Grilli

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