Halsman: fotografo del surreale

Se si tenta di pensare quali siano stati i fotografi più rappresentativi del XX secolo, è impossibile non considerare Philippe Halsman. Fu lui l’ideatore della tecnica del “jumping style”, che consiste nel ritrarre persone mentre stanno saltando, in modo che esse non possano controllare l’espressione del viso, ma diano luogo a immagini spontanee e naturali. Halsman aveva affermato: “Con un salto, la maschera cade. La persona reale si rende visibile”.


In particolare egli ha ritratto celebrità, puntando  a rivelare nel salto l’ambizione o mancanza di essa, la presunzione o la loro insicurezza. E non meno acclamato fu per i suoi ritratti, di celebrità del cinema, musicisti, scienziati, politici, scrittori ma, soprattutto, per il gran numero di scatti dedicati all’amico Salvator Dalì, ed in particolare ai suoi baffi, in una serie di foto passate alla storia, trasposizione fotografica dell’immaginario del pittore surrealista. Non di frequente accade, dopo aver visto e rivisto tantissime volte delle foto famose, di cui si ignora l’autore, di scoprire che quelle foto appartengono allo stesso artista: chi non ha presente, ad esempio, una delle numerose foto dei baffi di Dalì tesi verso l’alto, una stravagante immagine inquadrata dall’alto di Louis Armstrong intento a suonare la tromba, o il ritratto di un pensoso Albert Einstein?

Halsman, essendo stato attratto non solo dalla fotografia ma anche dalla psicologia, trascorreva molto tempo ad esaminare la personalità e gli interessi dei soggetti ritratti, volendone rappresentare l’autentica essenza. La sua bravura tecnica, testimoniata da un attento uso della luce e dalla scrupolosità nella composizione e nelle angolazioni, è sempre stata affiancata da creatività e assidua ricerca di situazioni originali, bizzarre o comiche. Egli affermò che da giovane sognava di diventare scrittore, e che ammirava di Tolstoj e Dostoevskij, suoi autori prediletti, la profondità psicologica e la mancanza di artifici stilistici, qualità che aspirava a raggiungere nelle sue foto.

Il suo scatto più celebre è, sicuramente, “Dali Atomicus” del 1948, in cui il pittore surrealista Dalì, con cui strinse un prolificissimo connubio creativo, è sospeso in aria, colto nell’attimo del salto, tra una sedia, gatti, una tela e un cavalletto sospesi in aria da cavi, e un getto d’acqua; questa istantanea è, decisamente, quella che esprime meglio l’esuberanza  dei due artisti, e osservandola, è difficile non esser d’accordo con Halsman, secondo cui il saltare rivela il vero temperamento delle persone. Egli spiegò che riteneva un gioco divertente creare un’immagine che non esiste se non nell’immaginazione, e che ogni volta sorgeva in lui un’idea stravagante, chiedeva a Dalì, che definiva suo complice, di essere l’”eroe” della sua foto.

Arianna D'Angelo

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