Su un foglio di carta

Scrivere è un grosso problema, grossissimo, perché spesso non si riesce a riportare fedelmente sulla carta quello che la mente elabora. Eppure, mano e testa sono due appendici dello stesso corpo, ma sembrano essere in conflitto tra loro per qualche incomprensibile motivo. Così, immagino di trovarmi davanti a te, Scrittore, davanti ad  un “prescelto”, ovvero uno di quelli che hanno ancora il coraggio di voler scrivere delle storie, uno di quelli la cui mano risponde ai comandi, sotto la punta delle cui dita la tastiera suona ritmi veloci. “Voglio scrivere” ti dici “ma non so cosa scrivere”.


Già, il primo grande problema dello scrittore è questo, il cosa. Poi arriveranno tanti altri problemi come “i tuoi periodi sono lunghi”, “sbagli la punteggiatura troppo spesso”, “utilizzi troppi predicati nominali”. Ma quando sei seduto per la prima volta, te ne strafreghi. Pensi solamente a cosa scrivere. Le critiche verranno dopo, ora sei immerso nel durante. Così inizi a parlare delle prime cose, le più semplici che ti passano per la mente, creando mondi fantastici, personaggi mai esistiti, provando a tessere la trama di rapporti più complicata che conosci con l’esperienza dei thriller che guardi quotidianamente in tv. Ecco, ti rendi già conto che scrivere periodi lunghi è brutto, o, quantomeno, sei un novizio e non te lo puoi permettere. Rileggi, tagli le inutilità, ed il tuo capolavoro è fatto. Ti senti in pace, non soddisfatto ma in pace. Anche perché non hai pensato minimamente al contenuto in fase di rielaborazione, e rileggendoti la storia fa un po’ così <la principessa della valle incantata scappava tutti i giorni dal tramonto. Poteva infatti vivere solo di giorno, ricercando il bacio del principe bruno>. Ma come “bruno”? È vero che all’inizio nessuno si aspetta niente da te, ma questo mi pare un po’ troppo. Anche se sì, la storia del tramonto è bella per quanto già sentita. Ma dai! L’unica cosa che di tuo ci hai messo è quell’aggettivo “bruno” vicino a “principe”, perché “azzurro” non ti piaceva. Dai, riprova. Ma, scoraggiato dal primo dibattito con la propria coscienza, lo Scrittore cancella con un clic! tutta la pagina. Volontà 0 Rinunce 1. La tua prima sconfitta. “Magari la mia carriera non sarà quella del prosatore” ti dici assaporando una bibita durante uno di quei tuoi thriller demenziali. E in quell’istante ti viene immediatamente l’idea di buttarti su qualcos’altro: iniziare a scrivere poesie. “Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima?”. Ti fiondi sopra la scrivania e in pieno flusso creativo, scrivi i primi versi in accordo con i canoni di estetica che sei abituato a riconoscere. “Perché la poesia parla del bello, e cose belle devo scrivere”. Dopo dieci minuti di intensa attività artistica, posi la tua penna accanto al foglio e ti rileggi a voce alta con tono solenne <le rose sono rosse/ i tulipani sono blu/ le acque sono mosse/ P.S: I love you>. Cadi dalla sedia e dici: “Ma come, non ero io un prescelto? Io, che potevo scrivere ciò che volevo, pensavo di poter condividere i miei sentimenti, pensavo di poter creare nuovi mondi, di poter raccontare storie. Eppure, scrivo cose a cui tutti pensano: non sono per niente originale, sono uguale a tanti altri. Forse, forse ho capito dove è il mio problema, io non ho fantasia. O meglio, non ce l’ho più, ma mi ricordo di averla avuta, da piccolo. Dove sarà andata? Chi o cosa me l’avrà rubata? O forse il mio problema è il suo esatto contrario, ovvero vivo di fantasie e non di realtà. Come posso non riuscire a scrivere di ciò che mi sta intorno, di un fiore che sboccia colpito dal raggio del sole; dei rapporti che ho con mio padre, con mia madre, con mio fratello. Cosa mi manca per parlare di queste cose?”. E nell’ultimo disperato tentativo, riesci a trovare la risposta. Cosa scrivere, di chi parlare, quali storie raccontare. È strano che per capirlo però, tu abbia dovuto rovesciare tutto, cambiare prospettiva (citando Robbie Williams in Dead Poets Society). Ma adesso che tu puoi dimostrare al mondo che i “prescelti” nella letteratura non esistono, vai e scrivi.

Tommaso Piselli

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