Capitan Harlock 3D

Dal primo gennaio di quest’anno è stato proiettato nelle sale cinematografiche “Capitan Harlock 3D”, film di animazione interamente in grafica computerizzata dedicato al pirata spaziale più famoso dell’animazione nipponica. Questi dà infatti il nome ad un famoso manga giapponese creato dalla mente di Leiji Matsumoto verso la metà degli anni ‘70, su cui poi sono state create diverse opere, tra le quali la nota serie anime di 42 episodi.

Essendo il film in grafica computerizzata (nota anche come grafica digitale), tecnica sempre più in voga soprattutto per lavori di genere prettamente fantascientifico, la regia non poteva che essere affidata a Shinji Aramaki, tra i migliori interpreti odierni della grafica computerizzata in salsa nipponica.
Sebbene gli omaggi alla filmografia fantascientifica occidentali siano piuttosto evidenti (si ricordi comunque che la pellicola è nata per una distribuzione internazionale e non poteva essere quindi esente da riferimenti e richiami ad un certo modo di intendere la fantascienza tipicamente americana), Aramaki è riuscito comunque a rimanere fedele all’iconografia storica dei personaggi del manga. Bisogna però specificare che il film non è comunque una, come si suol dire, “americanata”. Si tratta infatti di una pellicola molto giapponese, poiché presenta una moltitudine di cliché tipici della cultura del Sol Levante, tra i quali troviamo soprattutto il nobile ed importante messaggio alle nuove generazioni, il tema delle illusioni, della realtà e della verità, il complesso sul tema della tecnologia, e così via.
Per il lavoro di rendering (ovvero la visualizzazione di informazioni digitali come i riflessi calcolati e i movimenti dei personaggi), la produzione del film ha utilizzato il nuovo programma Arnold Renderer, ottenendo un’espressività davvero di buona qualità. Questo è stato infatti il primo titolo cinematografico in Giappone ad usare la Faceware, un sistema di facial capture in grado di catturare le espressioni del volto degli attori in tempo reale, lo stesso già usato negli Stati Uniti per il film “Lo Hobbit”.Passando invece alla sceneggiatura, il compito di “rispolverare” il personaggio di Harlock è stato affidato all’apprezzato scrittore di fantascienza Harutoshi Fukui, che ha deciso di puntare su un film che fosse una rivisitazione piuttosto che un remake o una riproposizione di quanto già visto e letto. Nota positiva va sicuramente alla colonna sonora di Tetsuya Takahashi, di tono per la maggior parte imponente, che ben si accosta all’epicità dei momenti e delle scene del film, che vengono in questo modo esaltati quanto più possibile. La trama, sebbene piuttosto lineare, potrebbe risultare in alcuni frangenti complicata per chi non conosce l’originale opera matsumotiana, ma proprio per questo incuriosisce lo spettatore a tal punto, dopo la visione del film, da indurlo sicuramente, se non proprio a cominciare a leggere o vedere l’opera originale, a cercare più informazioni a riguardo.

Anno 2977. Il pianeta Terra, ormai abbandonato da centinaia d’anni da una popolazione troppo numerosa per contenerlo, è diventato un luogo inviolabile e quasi sacro, mantenuto tale dalla fermezza militare e dal pugno di ferro della coalizione Gaia. Ad essa si contrappone Capitan Harlock e la sua ciurma fuorilegge a bordo della celebre nave spaziale Arcadia, a cui si è appena aggiunto un nuovo componente: Yama, il cui compito segreto è in realtà quello di uccidere il Capitano. In questo contesto Harlock dovrebbe assumere il ruolo di ideale forza motrice di un gruppo che fa della lotta al governo e al suo sistema il suo credo, ma è proprio qui che sono in molti a sostenere che il film non convinca fino in fondo: sia durante i momenti più tranquilli, sia tra le esplosioni e battaglie stellari, Harlock appare molte volte solo sullo sfondo, quasi un fantasma prigioniero del suo stesso mito. In alcuni frangenti, in più, alcuni hanno sostenuto addirittura che sembrava non essere neanche lui il vero protagonista della storia.
Ma quest’ultima affermazione è facilmente confutabile: infatti anche nella serie originale Harlock non era il fulcro dell’azione e spesso erano presenti episodi in cui il ruolo di protagonista era affidato per esempio a uno dei membri dell’equipaggio, oppure alla piccola Mayu, della quale Harlock era il tutore. Uno dei punti di forza di Harlock è proprio questo: egli è infatti un personaggio che non ha eccessivamente bisogno di comparire in azione per essere un degno protagonista, tant’è grande e affascinante il suo carisma. Inoltre, concetto che bisognerebbe ribadire più volte, la vera ed indiscussa protagonista delle serie di Harlock è la libertà, tra l’altro motto della nave spaziale condotta dal Capitano.
Prima di concludere, una nota a favore va sicuramente anche alla Lucky Red che è riuscita a portare nei cinema del nostro paese un film del genere, e quindi all’adattamento e al doppiaggio italiano, che è sicuramente stato all’altezza dell’opera. In definitiva, questo nuovo film di Capitan Harlock è davvero un bel film che consiglio a tutti, con immancabili scene di fanservice (presenti comunque in qualsiasi opera), ma che, anche tramite frasi e scene poetiche ad effetto, lascia un bel messaggio.

Irene Nejadmasoum

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