Il prezzo dell’arte

Pochi giorni fa è esplosa la notizia della vendita del quadro più costoso della storia: il “Trittico” di Francis Bacon, battuto all’asta il 12 novembre per 142,4 milioni di dollari. Il quadro è stato acquistato dal mercante d’arte William Acquavella, della galleria d’arte Acquavella Galleries di New York, a nome di un acquirente anonimo, probabilmente il magnate americano Steve Wynn. Si scrive che il precedente record appartenesse all’Urlo di Munch, venduto nel maggio dell’anno scorso per 119.9 milioni di dollari. In generale l’intera asta, indetta da Christie’s, una delle più grandi case d’asta al mondo, è andata oltre le aspettative: comprendente 69 opere di arte contemporanea, ha raccolto 691,6 dollari.

Questo è ciò che tutti i giornali hanno scritto. In realtà, sebbene la cifra sia indiscutibilmente molto alta, non si tratta del quadro più costoso in assoluto, ma del quadro più pagato ad un’asta pubblica. Il primato spetta invece a “I giocatori di carte” di Paul Cézanne, acquistato dalla famiglia reale del Qatar per 254 milioni di dollari, nel 2011. Attorno al prezzo effettivo dei quadri vi è parecchia confusione, e non vi è unanimità tra i siti web riguardo la classifica dei quadri più costosi di sempre; ciò che è certo è che il Trittico di Bacon non occupa mai un posto che possa precedere la quinta o sesta posizione. Come già detto, detiene il primo posto solo se si considerano unicamente i quadri venduti ad aste pubbliche.
Nonostante ciò, l’opera è ugualmente degna di attenzione essendo distintiva di uno dei pittori più rappresentativi del Novecento.
Il trittico di Bacon, intitolato “Three studies of Lucian Freud”, fu dipinto nel 1969, ed è costituito da tre pannelli che ritraggono il pittore Lucian Freud, (nipote del celebre psicoanalista Sigmund Freud), che era conoscente del pittore; egli è ritratto seduto su una sedia, su uno sfondo arancione. Le opere di Bacon sono caratteristiche per la crudezza e la vividezza delle immagini, in cui spesso le figure, isolate al centro, spiccano su uno sfondo desolato e quasi squallido. Trasfigurate, astratte, frammentate, nascondono un urlo di angoscia, nella coscienza che l’esistenza dell’uomo è patimento e agonia. L’isolamento sulla tela finisce per essere metafora della vita in perpetua tensione. Pieno di ossessioni, Bacon fu denominato il “pittore maledetto” per i suoi ritratti deformati e sfigurati, chiara riflessione del male dell’uomo, ma anche della sua personalità complessa e della sua vita travagliata; di lui, infatti, sappiamo che disse: “Ho sempre sognato di dipingere il sorriso, ma non ci sono mai riuscito”.

Arianna D'Angelo

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