OMOSESSUALITÀ AL MARIOTTI: COLPA DI CUI CI SI PUÒ MACCHIARE ?

“Attribuisci un voto da 0 a 10, in ordine di gravità sulle principali colpe di cui ci si può macchiare”. E’ la consegna che è stata data da un professore di religione del Liceo Classico Annibale Mariotti di Perugia ad una classe quinta. Seguiva una lunga lista di peccati, tra cui figuravano in primo piano per la loro assurdità “l’omosessualità”,“Non credere in Dio”, “Metodi Contraccettivi”, “Infettare con l’AIDS” e “esperienze prematrimoniali”.

In vista della promulga della legge contro l’omofobia, criticata aspramente dalla comunità omosessuale/transessuale italiana, un episodio del genere non poteva che agitare l’associazione locale interessata alla questione, Omphalos Arcigay Arcilesbica, che prontamente ha agito con lo scopo di neutralizzare un’espressione di didattica così apparentemente medievale. Avvertito l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni del Ministero per le Pari Opportunità e reclamato con forza l’intervento della Regione, l’Omphalos si è subito messa in moto in nome della tutela delle fasce della popolazione che protegge. L’associazione suddetta però non è stata la causa dello scandalo mediatico, (vd. articolo sull’Espresso e Diffusione via Facebook), in quanto la scheda recriminata girava in rete da qualche ora ormai ed era stata già motivo di discussione tra i bloggers e materiale di lavoro per giornalisti.
Immediatamente la controparte ha cercato di chiarire la situazione: ha spiegato che la finalità del questionario non era di fare propaganda omofoba all’interno di un’istituzione pubblica come la scuola, ma di servire come base per raccogliere dati sociali sufficienti a stabilire una discussione in classe. Il vero scopo era di evidenziare come, nonostante la nostra società, una classe liceale possa avere opinioni contrastanti e come esisteranno sempre argomenti su cui tutti si troveranno d’accordo, come l’illegalità degli infanticidi, o gli abusi sessuali sulle donne. La classe del liceo a cui è stato sottoposto il questionario, di fatti ,accusa l’Associazione di aver agito con leggerezza e ne recrimina la tempestività, non accompagnata da accuratezza. Da suo canto l’Associazione fa luce sulla questione, chiarendo quanto sia fondamentale l’utilizzo del giusto linguaggio. L’esempio avanzato da quest’ultima sta proprio nell’immaginare lo stato psicologico in cui si sarebbe trovato un giovane liceale omosessuale davanti ad un questionario del genere, nel momento in cui il suo orientamento è ritenuto di per sé una colpa, uno sbaglio, come vuole la salda e rigorosa tradizione cattolica (e non solo). La domanda presenta di per sé un giudizio, ma supponendo che l’idea del professore corrisponda a quanto descritto dai propri studenti nella lettera di protesta, l’Associazione denuncia comunque la leggerezza oltre che l’ambiguità del questionario, tra l’altro già proposto ad altre classi in passato e più volte contestato da alcuni studenti. Sorge quindi spontaneo il dubbio dell’Omphalos, che si chiede il perché, in un’era tecnologica come quella nostra, il professore non abbia messo a tacere le antiche polemiche semplicemente modificando la consegna. La questione non è del tutto chiara e mai lo sarà. Usando però le parole del sindaco Wladimiro Boccali, intervenuto sulla faccenda, “resta comunque il fatto che il modo usato, quanto meno discutibile, ha dato adito a incomprensioni e a legittime proteste, mentre certamente su un tema così delicato è necessario adottare cautele che impediscano anche il solo nascere di possibili sospetti di omofobia. Questo è ancor più vero in un ambiente tanto sensibile come la scuola”.
Ci auguriamo che dopo una faccenda come questa sia ribadita la funzione della scuola pubblica : un luogo in cui crescere e potersi confrontare, non dove vedere le proprie ideologie, prima sterilizzate e poi sostituite con quelle già formulate dagli adulti, che ne tirano le redini.

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