Nel buio dei buchi neri

Buchi neri? Collasso di stelle? Costante di Chandrasekhar? Big Bang? Singolarità ? …
I buchi neri sono fra i fenomeni più affascinati e interessanti dell’intero universo, capaci di risucchiare e distruggere intere stelle.
Sono lo stadio finale dell’evoluzione di una stella, si formano quando una stella finisce il “carburante” a sua disposizione e la sua massa è talmente grande per che niente può evitare il suo collasso. Prenderà così vita un buco nero.

 

Il termine buco nero (black hole) è di origine molto recente, in quanto esso fu coniato nel 1969 dal fisico americano John Wheller, anche se questo concetto risale a molto tempo addietro, almeno due secoli prima.
In quel periodo vi erano due teorie sulla luce: una che la vedeva composta da particelle ed una che la ipotizzava composta da onde.
Oggi, alla luce delle scoperte della meccanica quantistica, sappiamo che entrambe sono giuste (Dualismo onda-particella).
Ancora oggi, non sappiamo come la luce risponda alla gravità, ma essendo formata anche da particelle ci possiamo attendere che essa risenta della gravità, come accade per i pianeti, razzi, rocce, e ogni oggetto dell’universo.
Inizialmente si credeva che la luce fosse talmente veloce da riuscire a sfuggire anche alla gravità.
Ma nel 1783, Jhon Michell, un docente di Cambridge, riuscì a dimostrare il contrario, infatti un astro di massa e densità sufficientemente grandi avrebbe avuto un campo gravitazionale talmente forte da non riuscire a sfuggire alla gravità.
Così nei buchi neri si forma un punto di non ritorno, una superficie immaginaria chiamata orizzonte degli eventi in cui tutto può entrare, ma da cui niente, luce compresa, può uscire.
Una sorta di membrana unidirezionale dalla quale sarebbe impossibile evadere.
Infatti qualunque cosa o persona cadesse all’interno dell’orizzonte degli eventi raggiungerebbe presto una regione di densità infinità e la fine del tempo, oltre che la sua morte.
Secondo la teoria della relatività di Einstein, niente può avere una velocità uguale né tanto meno superiore a quella della luce nel vuoto, quindi niente può sfuggire ad un buco nero.
Proprio per questo motivo i buchi neri sono degli oggetti a noi invisibili, di cui si può solamente percepire l’attrazione gravitazionale.
Essi rappresentano una singolarità all’interno dell’universo ed all’interno della teoria della relatività generale, e nessuno può indovinare cosa avviene precisamente all’interno di un buco nero.
Esistono due teorie principali: la prima prevede un cambiamento della percezione del tempo, la formazione a ritroso di un piccolo Big Bang, una regione dello spazio dove le leggi della fisica si annullerebbero, ed una morte sicura dello sfortunato osservatore.
Mentre, una seconda singolarità, prevede la creazione di uno “wormhole” o cunicolo spazio temporale in grado di far uscire lo sfortunato astronauta in un’altra regione dello spazio e del tempo. Uno scenario molto allettate per scrittori di fantascienza, ma potenzialmente molto pericoloso, oltre ad essere decisamente improbabile.
Fino a pochi anni fa la stessa esistenza dei buchi neri veniva messa indubbio, non si riusciva ,infatti, ad immaginare un oggetto al favore del quale vi erano solo calcoli matematici.
Eppure da molto tempi si è consapevoli dell’esistenza di innumerevoli buchi neri nella nostra galassia. Sono riconosciuti grazie al loro campo gravitazionale, alcuni in passato erano grandi stelle, altri invece oggetti compressi al punto di divenire dei buchi neri.
E forse, in un futuro molto lontano lo stesso Sole potrebbe trasformarsi in un Black Hole. Ma non preoccupatevi mancano almeno mille milioni di milioni di milioni di anni.

 

Vito Saccomandi

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